La crisi dei mutui italiani è ancora molto evidente, ma il peggio sembra essere alle spalle (forse!). Secondo quanto affermano gli ultimi dati forniti da Cresme, Crif, Prometeia, Assofin, il deterioramento delle erogazioni creditizie da parte degli istituti bancari nazionali sarebbe in lento, ma deciso rallentamento.
Il 2012 si era d’altronde concluso con una riduzione delle compravendite difficilmente replicabili: – 30%. Un crollo che aveva generato una minore richiesta di finanziamenti immobiliari, poi gradualmente diminuito al -15% nel primo trimestre 2013, al – 9,2% del secondo trimestre e, successivamente, virare a un positivo + 5,5% del terzo trimestre e – probabilmente – un + 6% nel quarto.
Per quanto attiene il collegato andamento delle erogazioni creditizie, i dati sono altrettanto incoraggianti: nei primi nove mesi del 2013, infatti, il rallentamento delle erogazioni da parte delle banche è stato pari al – 8,9%, contro il – 48,9% che aveva chiuso drammaticamente il 2012.
Insomma, dopo oltre due anni e mezzo di continuo rallentamento, e il già ricordato picco negativo del 2012, la domanda di finanziamenti è tornata a crescere, ribalzando del 2% a luglio, del 4,1% ad agosto, del 7,3% a settembre, dell’1,2% ad ottobre e, quindi, del 7,6% a novembre. Complessivamente, la perdita dei primi nove mesi dell’anno è stata limitata al – 4,3%, e non è escluso che al 31 dicembre 2013 possano esservi delle gradite sorprese su scala annua.
Per quanto infine attiene le tipologie “tradizionali” delle richieste, il trend vede l’evoluzione di alcuni elementi fondamentali: aumenta l’età del richiedente, si riduce il loan-to-value (cioè la proporzione tra quanto viene richiesto e quanto vale l’immobile), e diminuisce il valore assoluto della richiesta. I mutui preferiti sono quelli molto lunghi (di durata superiore ai 25 anni), con tasso variabile (il 56% dei nuovi mutuatari lo sceglie con convinzione).